

Tra bellezza e rifiuti, 'Arsa' ragazza selvaggia a Stromboli
Dopo Festa Roma in sala il film del duo artistico Masbedo
'Bellezza e rifiuti. Tra questi due estremi c'è 'Arsa', secondo film firmato Masbedo, già alla Festa di Roma e ora in sala con Fandango. 'Bellezza' perché la protagonista Arsa (Gala Zohar Martinucci) ne ha da vendere, con i suoi quasi diciotto anni vissuti in una singolare casupola di un'isola stupenda e aspra come Stromboli; 'rifiuti' perché quelli che raccoglie sulla spiaggia per farne improbabili sculture sono in realtà i suoi veri pennelli. Arsa colleziona poi binocoli, tutti diversi, anche loro portati sulle coste dell'isola dalle mareggiate e, attraverso le loro lenti, osserva il mondo che la circonda e che cerca di rappresentare nelle sue opere. La ragazza, portata sullo schermo dal duo artistico formato da Nicolò Massazza e Iacopo Bedogni, comunque vive ancora all'ombra del padre (Lino Musella), scultore da poco scomparso costretto da un cinico datore di lavoro (Tommaso Ragno) a creare statue "belle per finta", vale a dire a piegarsi alle necessità del mercato. Da lui Arsa ha comunque assorbito la bellezza dei mostri e il potere delle favole, ma un bel giorno sbarca sull'isola Andrea (Jacopo Olmo Antinori), un ragazzo che condivide con questa ragazza selvaggia e un po' strega qualcosa di profondo che sconvolge la sua realtà. "Il film esplora il tema del lutto e della perdita attraverso un confronto tra due giovani, Arsa e Andrea - dicono i registi -. La prima ha integrato la figura paterna nel suo mondo interiore elaborando il lutto attraverso il suo rapporto con l'immaginazione e la creatività. Andrea, invece, non ha ancora affrontato il dolore della perdita, e la sua presenza sull'isola rompe l'equilibrio di Arsa, costringendola a confrontarsi con nuove emozioni e pulsioni. Distanti nel sentire, si incontrano nel mare, intenti a nuotare verso una statua antica precedentemente scoperta da Arsa. Metafora della figura paterna, la statua è un segno tangibile di un legame lontano e irraggiungibile".
O.Friedrich--VZ